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03 Capitolo

Anatomia del libro e Design

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Stefano Pezzato

27 mar 2020

Tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta, in coincidenza con una fase di inevitabile coinvolgimento politico e collaborazioni come illustratore per il periodico

“Potere operaio” (1969-1972) e per la rivista “Il Ponte” (dal 1970, proseguita saltuariamente fino al 1978), ma soprattutto sulla scia dell’esperienza professionale di grafico per l’editoria, Mariotti sviluppa un’attività di tipo sperimentale incentrata sull’analisi dell’oggetto culturale trasformato in prodotto di consumo e viceversa, nonché sulla rivelazione di relazioni funzionali “fra individuo e sistema” (Mariotti). Con il Libro circolare (1968, opera unica), definito dallo stesso Mariotti come una “riproduzione anatomica del libro reale” e visualizzato nella rotazione intorno ad un “indice” tanto letterale quanto ideale, egli riformula in un’unica sintesi utopica tutte le parti che compongono la sua realizzazione: l’alfabeto impresso sulla confezione artigianale, la legatura in forma di circolare, infinita perfezione, il contenuto della stampa che richiama Borges e l’unicità assoluta della sua Biblioteca. Lo stesso autore rinuncia quindi al proprio ruolo per sovvertire “l’ordine del potere” che lo considera un “addetto ai lavori”, giungendo a formulare una conseguente Proposta di scambio di competenze (Mariotti, 1969) fra l’artista e il critico. A tale riguardo Lara-Vinca Masini indica nel “pubblico, condizionante della mercificazione dei prodotti e insieme condizionato, il bersaglio dell’azione”, accostandola ad un’altra operazione di Mariotti sul “tema della visione spettacolo: scenografia egli chiama infatti la struttura di forma organica in legno e cartapesta con oblò in vetro, propiziatrice di comunicazioni rette guardare-vedere con dispersioni curve per l’applicarsi della percettività degli organi” (1969). Di poco successivi sono la produzione di Alfabeto e le edizioni di Antologia Personal e Logical Book (1969-70), che anticipano nella realizzazione di libri come supporti e contenitori di libri quanto Mariotti scriverà per la sua “poligrafia del libro” (fuori testo) nel 1975: “traccia di percorso nei materiali di un alfabeto non ancora organizzato in scrittura, il libro si riproduce sulla sua immagine e ne rappresenta una delle possibili trasformazioni”; ribadendo, nel segnalibro legenda a corredo del volume (Fuori Testo), che “libro e libreria sono gli equivalenti di scrittore e lettore”. Nei prodotti di design ideati insieme a suo fratello Marcello, Mariotti sovrappone alla funzionalità degli oggetti in plastica prodotti per Asea (Coldog, Dama, Piattomartini, Superpiatto, Triangoli, ecc.) la loro struttura ideativa, logica ed estetica, schematica e geometrica, per “affermare la necessità di una unità stilistica e culturale”, come sarà indicato su “Casabella” a proposito della successiva serie di oggetti in legno (Bicicletta, Cappelli, Libro, Valigia libreria, ecc.) intitolata Arti-giano e firmata a quattro mani con Marcello (1974). In questi lavori si fa evidente l’intenzione di liberare l’arte dal suo carattere esclusivo ed elusivo, riconducendola a pratiche artigianali che corrispondono al concetto vitale di riproduzione, “un modo di vivere al di là del revival” (“Casabella”, 392-393, 1974) ovvero, come scriverà Mariotti nel segnalibro di (fuori testo), “la ripetizione delle forme [che] è la genealogia della forma originaria”.

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